Decimo Festival Organistico di San Lorenzo

di Stefano Ragni – Quarta serata del festival organistico di San Lorenzo, con una marcata affluenza di pubblico. Effetto anche della creazione di una associazione di Amici del Festival che il canonico monsignor Fausto Sciurpa ha affiancato alle serata concertistiche, per raccogliere l’interesse di quanti amano la cattedrale metropolitana e la sua musica.

Nella sua prefazione al programma degli appuntamenti il canonico ricorda in particolare quanti hanno propiziato la delineazione di una precisa fisionomia della musica laurenziana, a partire dal vescovo Chiaretti che ne accolse la nascita, al cardinale Bassetti che anche ieri sera era tra il pubblico. E c’è un pensiero anche per l’indimenticabile don Elio Bromuri, il sacerdote forse più amato dalla città. La scommessa di fare di Perugia una città internazionale anche sotto il profilo della musica organistica ha funzionato in pieno sin dalla prima apparizione ed è giusto continuare e incrementare.

E’ anche quello che ama ricordare il direttore artistico Adriano Falcioni, titolare dell’organo laurenziano e nome di spicco nel contesto della grande musica europea.

Trattandosi di un’edizione celebrativa Falcioni ha voluto impostare questa ricorrenza con una serie di concerti che in qualche modo ripercorrano la breve ma significativa storia della manifestazione.

Va vista in questo senso la serata inaugurale del primo agosto con il ritorno di Pauli Pietilainen, il musicista finlandese che aprì la piccola, avvincente storia del festival laurenziano. Nel suo programma, da Bach a Tampleton, figuravano due trascrizioni dall’orchestra. E’ ciò che Falcioni ha chiesto ad ognuno dei suoi ospiti: ricordare che il monumentale Tamburini della chiesa madre perugina è un organo sinfonico a tutti gli effetti, e quindi può ospitare nei suoi capaci polmoni anche il soffio della grande produzione orchestrale e teatrale. E’ così che gli ascoltatori stupiti hanno potuto gustarsi la marcia nuziale del Lohengrin di Wagner ed immergersi nelle sontuosità della marcia trionfale dell’Aida.

Nella serata seguente è stata la volta di Piergiovanni Domenighini, assistente di Felcioni nell’esercizio della musica in cattedrale. È riuscito a incantare tutti con il movimento finale della sinfonia Pastorale di Beethoven, che va effettivamente visto come un inno che celebra la presenza di Dio nella natura. Un concetto roussoiano e goethiano che il musicista di Bonn condivise sia nell’orchestra che nel pianoforte, per poi esaltarlo nella sua Missa Solemnis e nella IX sinfonia. Attendiamo conferme nelle prossime edizioni.

Il 4 agosto, a sorpresa, due organisti in consolle: Giuliana Maccaroni e Martino Porcile, quattro mani e quattro piedi ovvero otto emissioni. Ha dominato la musica di Rossini, come giustamente vuole la ricorrenza centocinquantenaria, ma c’era anche Bellini e un Verdi della marcia dell’Aida raddoppiata. A incrementare la sorpresa anche un Ciaikovski con qualche danza dallo Schiaccianoci.

Ieri sera il Tamburini ha sollevato un putiferio di sonorità con il marchigiano Mario Ciferri. A lui il compito di innalzare un uragano con un programma che spaziava da Guillement con la Sonata Quarta, Vierné, Yon e l’improvvido studio op 78 di Marco Enrico Bossi, un periglioso rotolare sulla pedaliera che diventa una delle prove più difficili anche negli esami di diploma sulla strumento. Chiusura con la Danza Macabra di Saint-Saens e pubblico in piedi a urlare di entusiasmo.

Il festival prosegue dopodomani, il 7 agosto, con Andreas Sieling, titolare dell’organo della cattedrale di Berlino. Suonerà Bach, Reger e Kerll.

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