La voce di Frate Alessandro nel tempio di San Francesco a Lucca

di Stefano Ragni – Ieri pomeriggio a Lucca, la chiesa di San Francesco, sontuosa e magnificente aula del più splendente stile gotico, era gremita come in un momento della predicazione di san Bernardino. Risuonava la voce di frate Alessandro Giacomo Brustenghi, il serafico tenore perugino che, dalla Porziuncola ha irradiato la sua musica interiore in ogni angolo della terra. Era appena tornato dalla lunga tournée che lo ha portato in Australia e a Sumatra, e già eccolo pronto a rispondere alla chiamata dalla Filarmonica Luporini di san Gennaro, e al suo direttore, Giampaolo Lazzeri.

Tanta strada ha fatto Alessandro, dai banchi del Pieralli dove ha studiato, alle aule del Morlacchi, dove si è perfezionato nel canto con Gabriella Rossi, alle grandi stanze del convento di santa Maria degli Angeli che custodiscono, come cuore prezioso del movimento francescano, le esili mura della Porziuncola, luogo dove il Serafico esalò, cantando, la sua vita terrena.

Di quella estrema manifestazione di musica interiore, testimoniata da tutte le fonti storiche più autorevoli, frate Alessandro ha voluto perpetuare l’eco, interiorizzandolo in una dimensione che ha raccolto del messaggio sonoro francescano quel timbro di verità che fa di ogni suo concerto un momento gioioso e travolgente di predicazione.

Accogliendo l’invito della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, generoso sponsor dei concerti di Natale e di Pasqua della banda di san Gennaro, frate Alessandro ha ancora una volta voluto confermare quel legame profondo che lega l’Umbria alla spiritualità francescana, concretizzandolo nella dimensione dell’ascolto vocale: l’insigne musicologo Fausto Torrefranca lo aveva individuato già nel secolo scorso questo filo rosso, stendendo una memoria dal titolo esaustivo: L’Umbria, nido e cuore del canto italiano.

Il concerto lucchese, tutto raccolto nella dimensione del Natale, è stato fertile terreno per irrorare i tanti presenti di una vocalità, sempre più profonda, quasi che la timbrica del tenore perugino volesse raccogliere, nel suo ambito, anche sonorità che scaturiscono dalla profondità della terra, humus fecondo di umanità, come quella visione del Presepe che Alessandro ha voluto commentare come momento di quella “saggezza” fra gli uomini tanto invocata dal Santo Assisiate. E le musiche scelte erano quelle della tradizione, canti della Natività che della musica è la componente forse più gioiosa di tutto l’anno liturgico. Un momento reso ancor più suggestivo dalla presenza di una forte compagine di voci infantili, le voci bianche del teatro del Giglio di Lucca e della locale Cappella di Santa Cecilia, preparate e dirette da una magistrale Sara Matteucci.

Facendo ricorso anche alla presenza in pedana del soprano assisano Elisa Bovi, il maestro Lazzeri, autorevole anche nella sua veste di presidente nazionale Anbima, ha saputo miscelare il sapore pungente dell’Avvento con le esigenze di un repertorio bandistico sempre più funzionale e sofisticato. Di questa dimensione propositiva e innovativa della sua banda, un complesso che in venti anni di collaborazione è diventato un organismo musicale sempre più ricco e variegato, Lazzeri ha voluto dirigere una grande pagina storica come An Original Suite di Gordon Jacob, musica degli anni Venti e l’iniziale A Christmas Festival di Leroy Anderson. Spiccava nel programma anche una produzione originale di Paolo Razzuoli, opere commissionata dalla banda san Gennaro. Si trattava di un trittico Palestina-Europa-America, che dall’iniziale meditazione sulla terra di Gesù si spostava al languido valzer del vecchio mondo, per poi scoppiare nello swing della musica afro-americana. Un percorso che ha avuto anche un momento suggestivo sia nel suono del darabouka, percussione orientale, che nelle campane tubolari dalla risonanza luminosissima: tutti manufatti provenienti da quello scrigno che è il museo delle percussioni della Fondazione Tronci di Pistoia. Si è ricavata una particolare nicchia anche una pagina di recente produzione, il settimino per ocarine Christmas Wind. Lo ha scritto Silvia Marchetti che prepara e dirige il piccolo complesso di strumenti tradizionali che appartengono alla storia del mondo rurale italiano: dai leggii posti dietro l’orchestra i giovani esecutori hanno diffuso una musica gioiosa che è stata fasciata dalle risonanze dei fiati della san Gennaro in maniera delicata e brillante.

Tutte le orecchie puntate su frate Alessandro ed Elisa Bovi quando hanno intrecciato le loro voci per Adeste Fideles, per il “Tu scendi dalle stelle”, per la Ninna nanna di Brahms, per l’Ave Maria di Benvenuti-Pavarotti: gli adattamenti bandistici di Lazzeri hanno reso qualitativamente pregevoli le metamorfosi timbriche, anche quando si è trattato di distendere sull’organico dei fiati il “Fratello sole” dell’indimenticabile Riz Ortolani. Se c’è stato un momento in cui la commozione è stata sul punto di farsi strada in tutti gli ascoltatori è stato quando frate Alessandro ha dispigato la sua voce su quella dei bambini cantori: il “Cantique de Noel” di Adam è stato il più bel regalo da mettere sotto l’albero e tutti gli ascoltatori hanno certamente percepito l’unicità del momento che stavano vivendo. Al termine del concerto, sottolineato da due fuori programma, la consapevolezza di poter riascoltare la voce di Alessandro nel cd di imminente distribuzione: canzoni della melodicità italiana assecondate da un trio dove si fa strada il pianoforte jazz di Manuel Magrini, un altro assisano che sa far parlare di se.

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